Docente: Fabio Resta
Il ney è un flauto in canna (arundo donax) di antichissime origini e diffuso dal Maghreb alla Persia. In Turchia si distingue per la presenza di un bocchino in corno (başpare) e per l’uso delle loro dimensioni più grandi. Strumento più importante all’interno delle tradizioni del sufismo, il ney viene suonato con una tecnica raffinata ed elegante che dona allo strumento una sonorità profonda e mistica. Le principali tappe nell’affrontarne lo studio sono la produzione del suono, la padronanza di intonazione dei perdeler (gradi o toni che secondo il sistema teorico turco sono divisibili in frazioni microtonali), l’uso dei diversi registri, gli abbellimenti e l’impiego di diverse tecniche labiali.
Corso di Kaval
Il kaval è un flauto obliquo utilizzato dall’Albania alla Macedonia, dalla Bulgaria fino alla Turchia. Strumento di origini pastorali, la sua difficoltà consiste nella tecnica di produzione del suono, ottenuta senza ausilio di artifici come il becco del flauto dolce, ma soffiando sul bordo dell’imboccatura. Altra particolarità del kaval è la disposizione dei fori per semitoni (a differenza di molti strumenti occidentali che prevedono l’uso di forchette per le alterazioni); tale disposizione permette l’esecuzione di passaggi complessi con estrema rapidità.Il corso si struttura sulla tecnica della produzione del suono concentrandosi sulle possibilità timbriche dei diversi registri dello strumento, sull’intonazione, sulla diteggiatura e sugli abbellimenti applicati al repertorio tradizionale.
Corso di Gajda
La gajda è uno strumento aerofono a sacco ad ancia singola presente in quasi tutta l’area dei Balcani. Strumento musicale antichissimo, rappresenta un interessante approccio nel mondo delle cornamuse considerate le sue caratteristiche tecniche e timbriche e le sue differenze rispetto alle cornamuse occidentali: la tonica si trova chiudendo i tre fori della mano sinistra (con la mano destra si ottengono suoni sotto alla tonica dando così allo strumento anche una forte differenziazione di registro); inoltre si ha la possibilità di innalzare di semitono tutte le note tramite il foro dell’indice della mano sinistra. Il corso prevede l’insegnamento di diversi aspetti della gajda a partire dalla gestione del sacco, l’intonazione e la costruzione delle ance fino allo studio della diteggiatura, delle scale, degli abbellimenti, del vibrato e dei repertori ad essa legati.
Corso di Tapan
Il tapan è un tamburo cilindrico bipelle. E’ diffusissimo in vaste aree del mondo con nomi diversi, ad esempio in Turchia viene chiamato davul, in greco daouli, in Nord Africa tabal.
E’ dotato di pelle di capra o pecora e suonato con due battenti: uno di legno di noce, grande e pesante, di solito a forma di bastone da pastore, chiamato čukalo (чукало) e uno più lungo e sottile, realizzato con un fuscello di corniolo o salice al quale è stata asportata la corteccia, chiamato pračka (прачка). Al suonatore di tapan spetta un ruolo molto importante, i musicisti riconoscono in lui la struttura fondante dell’orchestra che comprende un raffinato uso di variazioni, cambio di dinamica e agogica, stile espressivo.
La scuola balcanica di tapan, infatti, non concepisce la ritmica come un mero accompagnamento agli altri strumenti, ma prevede una vera e propria linea melodica propria del tapan realizzata con due mani: quella dominante (di solito la destra) scandisce principalmente i colpi in battere e accentua certi momenti della melodia, mentre alla mano non dominante (sinistra) è destinato un ruolo più espressivo e improvvisativo, ricco di doppi colpi.