La viella a chiavi di Siena (La nyckelharpa italiana) – Storia di una ricostruzione
Uno dei tanti esiti del [url=http://www.musicapopolare.net/modules/xfsection/article.php?articleid=64]CORSO DI NYCKELHARPA[/url] a Forlimpopoli.
Silver Plachesi, allievo del corso, Forlimpopolese trapiantato in Lombardia, ha intrapreso la costruzione dello strumento ispirandosi alla più antica immagine conosciuta in Italia.
Nell’articolo che segue la storia della ricostruzione che sta per arrivare al termine. Una prima assoluta che siamo orgogliosi di presentarvi
[size=medium][color=660000]VIELLA A TASTI
RICOSTRUZIONE DELLO STRUMENTO
Da un affresco di Taddeo Di Bartolo – Siena 1408
di SILVER PLACHESI [/color][/size]
[size=medium][color=CC3300]Silver Plachesi e Lino Mognaschi presenteranno lo strumento finito dal vivo a Forlimpopoli – Sala Consiliare – Sabato 28 Agosto 2010 – ore 20,00[/color][/size] L’idea di intraprendere la difficilissima sfida della realizzazione del primo esemplare della Viella a tasti unica raffigurazione Italiana, ammirabile in un bellissimo affresco di Taddeo di Bartolo, ( custodito in ottimo stato nella cappella del palazzo Comunale di Siena e datato 1408), nasce nell’ambito del corso di Nyckelharpa della Scuola di Musica Popolare di Forlimpopoli.
L’affresco di Taddeo Di Bartolo- Siena- Palazzo Comunale- 1408
Architetto per mestiere, musicista per passione, ho passato la mia infanzia in Romagna, nella polverosa bottega da falegname, di mio nonno Romeo, a contatto con materiali e attrezzi (che ora sono autentici pezzi di antiquariato), coi quali negli anni ho acquisito dimestichezza e sviluppato buone capacità manuali di lavorazione e grande conoscenza delle caratteristiche del legno.
Il mio mestiere di architetto mi ha portato negli anni a mettere a punto metodologie progettuali in svariati settori, oserei dire “dal cucchiaio …….al grattacielo”. E , proprio li in mezzo ci sta pure la difficile sfida della progettazione di questo meraviglioso strumento.
Dovendo partire esclusivamente dall’immagine raffigurata in un affresco, Il metodo utilizzato è inevitabilmente quello deduttivo.
Innanzitutto l’esame visivo dell’immagine e di altre dello stesso periodo, suggerisce una verosimile parentela e quindi una credibile derivazione di questo strano strumento “tastato”, con la viella.
La viella fu usata correntemente fino al XV secolo (epoca in sui è raffigurata in grande dettaglio, fra l’altro, in numerose tavole di Hans Memling e in un celebre polittico di Jan van Eyck). Nel XVI secolo fu soppiantata da altri strumenti ad arco, particolarmente dalla famiglia delle viole da gamba, ma lo schema di uno strumento accordato per quinte e senza tasti fu ripreso nelle viole da braccio (violino, viola e violoncello).
Nell’iconografia appare impiegata sia da strumentisti di corte (menestrelli) sia da gruppi di angeli che suonano e cantano: è quindi verosimile che fosse impiegata sia nella musica profana che in quella sacra.
La forma della cassa e le proporzioni sono analoghe, fatte eccezione per il manico, che nella viella tastata è inevitabilmente più grosso, atto a contenere la meccanica e quindi le tangenti mosse dai tasti che sono ben visibili nella nostra immagine.
Analogia delle forma della cassa e dell’archetto con la viella raffigurata nel bellissimo affresco di Melozzo da Forlì
A questo punto, dando per buono, quanto raffigurato dall’affresco, occorreva prendere una decisione sulle reali dimensioni dello strumento.
E il punto di partenza doveve inevitabilmente essere quello di fissare il Diapason, vale a dire la distanza CAPOTASTO-PONTICELLO.
Una ricerca sulle misure del diapason utilizzate nelle vielle di quel periodo, non sono state molto di aiuto, lo stesso variava infatti da un minimo di cm 33,5 ad un massimo di cm 58.00.
E’ stata presa la decisione di fissare a 39,5 cm la misura del diapason, misura adottata in quasi tutte le nyckelharpe contemporanee.
Non certo che la scelta fatta fosse la migliore possibile, ho effettuato sull’immagine una serie incredibile di misurazioni di tutte le sue parti, compresa la figura dell’angelo per cercare conferme sulle proporzioni, se riferite a questo numerino che mi ero prefissato di usare…
Mi sono ricordato di un testo dal titolo “Human dimension” di Julius Panero e Martin Zelnik, uno straordinario manuale delle misure utili alla progettazione, nell’introduzione si legge: “ L’interesse rivolto dai filosofi, artisti, letterati ed architetti alle misure del corpo umano è molto antico. Nell’unico trattato completo di architettura dell’antichità a noi pervenuto, Vitruvio, vissuto nel primo secolo avanti cristo a Roma, scrisse:
“il corpo dell’uomo infatti così la natura compose, che il viso dal mento alla sommità della fronte e alla radice dei capelli presentasse la proporzione della decima parte del corpo, egual proporzione ha la mano aperta dall’articolazione alla punta del dito medio; il capo dal mento al sommo del cranio è l’ottava parte,……………..”
Facendo quindi tutte le proporzioni possibili con la misura 39.5 fissata, l’angelo doveva avere l’altezza verosimile di m 1.65/1,70.
Da li si è partiti con la progettazione vera e propria, sono stati calcolati e stabiliti l’esatta forma e tutti i rapporti dimensionali le misura del corpo e del manico dello strumento.
Il passo successivo è stato quello di decidere quante e quali corde montare e il tipo di tastatura delle stesse.
Innanzitutto l’esiguo numero di tasti indicati nell’affresco, 5 per l’esattezza, fa presupporre che allo stesso tasto potessero far capo due tangenti, quindi due corde tastate. Doveva inoltre per forza essere diatonico.
La soluzione definitiva adottata, concordata con Marco Ambrosini è quindi la seguente:
4 corde con la seguente accordatura:
LA per la prima corda tastata in basso (riferita allo strumento) , RE e SOL per la seconda e la terza, due bordoni, la quarta in alto (riferita allo strumento), ancora in RE e tastata . Si è inoltre presa la decisione di inserire un sesto tasto in variante all’immagine raffigurata.
La progettazione di massima, quindi il dimensionamento, la forma, la decisione sui materiali da utilizzare, iniziata a giugno 2009 , Da Novembre è iniziata la vera e propria fase realizzativa. Questo passaggio dalla fase puramente teorica delle progettazione, a quella realizzativa è stata possibile grazie la mia frequentazione di un corso presso
la Scuola di Liuteria di Colorno tenuto da anni da Lino Mognaschi, liutaio e costruttore della mia Nyckelharpa e dell’80% di tutte quelle presenti attualmente in Italia, persona altamente qualificata in materia.
Questa frequentazione mi ha consentito di trasformare la mia idea che probabilmente sarebbe scaturita nella realizzazione di un modello si strumento dalle buone caratteristiche estetiche, un buon prodotto di falegnameria, in uno di liuteria vero e proprio, costruito quindi secondo i canoni, le metodologie, l’uso dei materiali di uno strumento di liuteria tradizionale.
I primi schizzi su carta- giugno 2009
Ho approfondito quindi le ricerche sulla scelta dei legnami e dei tagli più idonei, sulle loro caratteristiche sonore, sulle tecniche di piegatura delle fasce, e sullo studio analitico di tutte le fasi costruttive. Ho approfondito inoltre, per mia curiosità personale e anche per le mie conoscenza in campo scientifico, gli aspetti fisici del suono collegati alla realizzazione di strumenti di questo tipo.
ALCUNE FASI DELLA REALIZZAZIONE
Progettazione e realizzazione dima e schema montaggio stocchetti anteriore e posteriore
(Gli stocchetti sono in abete molto stagionato)
Incollaggio delle fasce laterali agli stocchetti (Le fasce sono in acero)
Sgrossatura e preparazione del manico e della testa (legno di pioppo stagionato e molto leggero)
Realizzazione incastro corpo-manico
Preparazione e incollaggio e spinatura manico, tavola inferiore e realizzazione di relativa catena ( tavola in acero, catena in abete)
Ecco come si presenterà lo strumento nella sua forma definitiva, finalmente chiuso e con le tavole inferiori e superiori rifilate. La tavola armonica e relativa catena longitudinale sono in abete, la tastiera in acero, il ponticello in faggio, la cordiera in noce nazionale.
In questa immagine il manico che conterrà la tastiera, è ancora un prototipo in balsa,, che mi è servito per calibrarne esattamente, forma, dimensioni, proporzioni e inclinazione rispetto alla tavola armonica. La tastiera, in fase di avanzata costruzione è stata concepita come un elemento autonomo, al fine di consentire agevolmente la verniciatura di tutte le parti, sarà verniciata separatamente e verrà assemblata al resto dello strumento, alla fine di tutte le operazioni. Il coperchio del manico sarà traforato.
Non mi resta che attendere il completamento e il collaudo ufficiale che affiderò al grande maestro Marco Ambrosini, nella speranza di aver fatto un buon lavoro.
Treviglio(BG)- Colorno (PR)- Forlimpopoli (FC) 25 Maggio 2010
Silver Plachesi
silver.plachesi@gmail.com