NON POSSO RIPOSARE – NUOVO LAVORO DISCOGRAFICO DI PAOLA SABBATANI E ROBERTO BARTOLI
[size=medium][color=000099]NON POSSO RIPOSARE – Paola Sabbatani, Roberto Bartoli[/color][/size]
Il cd è uscito da oltre un mesetto ma, come il buon vino, è di quelli che invecchieranno bene, anche perchè pieno di canzoni senza tempo.
Riceviamo e, quindi, volentieri pubblichiamo, da Rino De Michele, questa presentazione/recensione del nuovo lavoro di Paola Sabbatani e Roberto Bartoli.
Salute e libertà, Marco Bartolini NON POSSO RIPOSARE, canti di lotta, di lavoro, d’amore (in ricordo di Caterina Bueno)
Paola Sabbatani (voce e fisarmonica) e Roberto Bartoli (contrabbasso e arrangiamenti)
“Il fenomeno canoro, parola più musica, è un’eco che rimbalza tra il pensiero, l’azione, il linguaggio, il bisogno, la memoria, costruendosi e costruendoli. La musica, come il canto, ha molte dimensioni perché molti sono i modi di essere ed i modi di pensare degli uomini (…). nessun pensiero musicale potrebbe sorgere se non ci fossero altri pensieri, e sarebbe certamente sbagliato ritenere che questi altri pensieri non possano in alcun modo penetrare all’interno del brano, contribuendo a determinare il suo senso …”
(Gaston Bachelard, in Giovanni Piana, “Filosofia della musica”, Milano, ed. Guerrini e associati, 1996)
“Là dove senti cantare, fermati, gli uomini malvagi non hanno canzoni”
(Leopold Sedar Senghor)
Alla radice della trasmissione orale, il canto è stato l’asse portante della vita sociale delle piccole comunità, per diventare poi un formidabile strumento di comunicazione: questo lavoro vuole essere un’istantanea, il più possibile a 360°, di quello straordinario e fondamentale fenomeno che è stato ed è, da sempre, il canto popolare. Un’istantanea trasversale attraverso le tematiche più ricorrenti: la lotta, il lavoro, l’amore.
Per un’operazione del genere il materiale si presentava pressoché sconfinato, per cui, da musicisti, abbiamo scelto, quei brani che, oltre ad avere un testo ed un contenuto interessanti, fossero per noi stimolanti da un punto di vista melodico ed armonico: due parametri musicali che, per nostra formazione culturale, riteniamo molto importanti.
Compaiono, quindi, tra le altre, la struggente “Non potho riposare” che dà il titolo al disco e che è probabilmente la serenata sarda più famosa nel mondo, la rielaborazione di un canto delle mondine prezioso per essere la prima stesura originale del ben più famoso “Bella ciao” dei partigiani, alcuni brani storici tratti dal repertorio anarchico come “Quando l’anarchia verrà” e “Dimmi bel giovane”, da cui emerge chiaramente come la gente comune, i lavoratori, il quarto stato, non siano qui visti come masse da indottrinare bensì come soggetti di un processi che essi stessi comprende, e poi “O Gorizia tu sei maledetta” e “Todo cambia”, che affrontano rispettivamente i temi dell’antimilitarismo e dell’immutabilità dei sentimenti veri, come l’amore e la solidarietà per la propria gente.
Dal punto di vista strettamente musicale, la nostra attenzione si è concentrata principalmente sul rispetto per la semplicità originale propria del linguaggio e della melodia del canto popolare, sulla ricerca del suono, che, a nostro parere, doveva necessariamente essere il più possibile fedele alla natura acustica del contrabbasso e della voce umana e, infine, sull’interpretazione.
In controtendenza con i tempi riteniamo questo un lavoro di attualità: perché è, in primis e soprattutto, una riproposizione di contenuti e valori importanti e fondamentali quali la solidarietà, la fratellanza universale, l’antimilitarismo, la lotta a tutte le tirannie ed alla miseria, la lotta per uguali diritti per tutti, l’amore.
Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
Se c’è un filo che collega queste canzoni d’amore, di lotta e d’anarchia è la fiducia nella parola, nelle parole che portano con sé idee, passioni.
La “semplicità” che Paola Sabbatani e Roberto Bartoli evocano nell’introduzione si risolve in una limpida, costante attenzione, rispetto vorrei dire, per testi che hanno almeno quarant’anni di vita, eppure non hanno perso forza né ragioni per circolare.
È ben vero che nel 2008 un rincaro del pane non provoca una sommossa come quella del 1898, ma ancora più vere sono oggi le precarietà sul futuro (“Nina”), l’assurdità e la disumanità di ogni guerra (“Gorizia”), la voglia di un mondo migliore (“Dimmi bel giovane”).
Lo stesso rispetto viene riservato alla musica, con scelte coraggiose (il contrabbasso abbinato alla canzone popolare, da solo o con la fisarmonica). Ecco perché questi canti non hanno addosso la polvere degli scavi, ma una nuda, netta, forte (talora dolcissima) carica di verità e di vita.
Il tempo che è passato non passerà mai, aveva ragione Endrigo, e di riposare non si parla proprio.
Gianni Mura
Tutto il contrario del folklore plastificato televisivo: qui si parla e si canta innanzitutto di gente come me e come te, ragazzi che hanno vent’anni e gente che vent’anni li ha passati chiusa in un buco con le inferriate alla finestra. Una serie lunga di presenze, ciascuna canzone un ritratto forte: dal canto d’amore per una donna scomparsa, all’urlo della folla che chiede pane vittima della violenza armata, dalla solitudine del carcere alla tristezza di un giovane disoccupato che si trasforma lentamente in disperazione. I luoghi sono campi, piazze di paese, prigioni, la riva del mare, una casa d’esilio: aria che si conosce, voci e gesti familiari, specchi dell’anima. Un passato che ritorna, anzi che sembra non si sia mai mosso dalla porta di casa
Paola Sabbatani è una che ha iniziato a cantare in strada accompagnandosi con la fisarmonica, un’offerta semplice di canzoni popolari d’una volta, la voce che sa di pane e odora di frutta estiva, voce che via via s’è fatta più personale e colorata e forte.
Roberto Bartoli, contrabbassista eccellente, ha solida formazione classica e jazz ma riesce meravigliosamente ad evadere dalle gabbie dei generi espressivi e delle classificazioni frettolose imprimendo voce caratterizzante al suo strumento. Uno stile personale e multicolore il suo, che attraversa mille luoghi e mille spazi senza mai abbandonare le radici, anzi rinnovandole come in una primavera senza fine.
“Non posso riposare” è prendere in mano una dozzina di canzoni e accarezzarle con rispetto come fossero dei fiori, così che si schiudano: certo così non si cambia faccia alla Storia, ma la si riesce a sorprendere in un’espressione nascosta, quasi privata, distante da quel ritratto ufficiale esposto nelle sale del potere. Un ritratto sopra il quale Paola e Roberto non hanno scarabocchiato i baffi ma recato un danna ben maggiore: hanno cambiato quel ghigno in un sacrilego sorriso che sarà molto difficile lavare via.
“Non posso riposare” cd+dvd, dodici canzoni da ascoltare e un documentario realizzato da Mauro Bartoli e Giangiacomo De Stefano (Va.C.A. Vari Cervelli Associati); una coproduzione Editrice Bruno Alpini, ApARTe°: materiali irregolari di estetica libertaria, Stella*Nera.
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